Emilia Romagna al secondo posto nel 2016 per la pratica dello sport con continuità
Presentati ieri, presso il CONI, i dati ISTAT che riguardano la pratica sportiva. La Regione Emilia Romagna nel 2016 risulta al secondo posto come percentuale di praticanti attività continuitiva con il 31,1% della popolazione, dietro soltanto al Trentino Alto Adige con il 36,2%. Di seguito il comunicato del CONI Nazionale
Un trend in crescita “che vale come una medaglia olimpica”. Perché la partita si chiama pratica sportiva e la prospettiva schiude un futuro radioso per il Paese, non solo per l’universo di organismi che vivono sotto l’egida del CONI. La percentuale di italiani, sopra i 3 anni d’età, che pratica sport con continuità nel proprio tempo libero ha raggiunto il 25,1%: nel 2016, in sintesi, una persona su quattro ha fatto sport. Aggiungere a questa percentuale chi dichiara di fare sport saltuariamente vuol dire toccare il 34,8%. La percentuale di praticanti sportivi è cresciuta di un punto e mezzo nell’ultimo anno e di 4,2 punti tra il 2013 e il 2016, crescendo in media di circa 1,4 punti percentuali all’anno. In termini assoluti, dal 2013 al 2016, si sono avvicinati alla pratica sportiva 2 milioni e 519 mila italiani.
Le cifre legate all’attività fisica – con particolare riferimento all’ultimo quadriennio della Presidenza firmata Giovanni Malagò (Foto Mezzelani-GMT) - sono state illustrate con orgoglio – al Salone d’Onore – proprio dal Presidente del CONI, e dal Presidente dell'Istituto nazionale di Statistica, Giorgio Alleva. "Oggi raccontiamo a distanza di 4 anni dalla mia elezione – ha sottolineato Malagò - i risultati di un argomento che ritengo nevralgico. Anno dopo anno questi dati ci hanno dato ragione. È come vincere una medaglia olimpica. Ce l'ho messa tutta per arrivare a tagliare i traguardi importanti ripartendo dal territorio, toccando con mano le varie situazioni, mappando del vivo le necessità e le criticità delle varie località. A forza di parlare di sport, di sacrifici, di importanza della pratica motoria si vedono i risultati. Sapere che alla fine del 2016 non si sia mai fatto tanto sport mi fa felice. Un punto e mezzo percentuale in più è un risultato significativo. Con le nuove aspettative di vita che tendono in alto – tra l’altro - è difficile migliorare. Tra 6 e 10 anni abbiamo registrato il picco toccando il 60% di bambini che fanno sport. Nei prossimi 4 anni credo avremo margini di miglioramento per continuare a crescere, considerando che Calabria, Campania e Sicilia sono fanalini di coda e devono invertire la tendenza. Però considerare che l'11, 4% su 13% totale di praticanti in Campania è un tesserato sportivo, perché il resto non sa dove fare sport. La Sardegna fa meglio di tante altre regioni, nel sud c'è un problema di strutture, su dove fare sport, mentre al Nord non hanno addirittura fatto richieste per accedere ai fondi del progetto “Sport e Periferie”. Il Meridione ha invece recitato la parte del leone e sono convinto che grazie a questo percorso avremo un beneficio importante in futuro. Nel prossimo quadriennio sono sicuro che prenderemo e supereremo anche la media dell’attività fisica dell'Unione Europea. Figuriamo al nono posto nella classifica delle persone di età compresa tra 18 e 29 anni che dedicano almeno 150 minuti a settimana all'attività, alle spalle della Grecia ma davanti a Portogallo e Francia. Grazie a investimenti infrastrutturali e al ruolo dello sport a scuola sono sicuro che miglioreremo. E ricordo sempre che ogni punto percentuale vale circa 200 milioni e questo ci permette di dimostrare che il Governo ha investito bene su di noi. A luglio saranno disponibili i risultati dell’indagine ISTAT sui cittadini e il tempo libero, per rilevare una molteplicità di informazione sulla pratica sportiva degli italiani, il momento migliore per riunire gli stati generali del nostro mondo e fare un punto sullo stato dell’arte".
Il Presidente dell’ISTAT, Giorgio Alleva, è sceso nel dettaglio dell’approfondimento. "L’attività fisica sottintende benessere collettivo e per questo merita un quadro aggiornato. La prima indagine sulla pratica sportiva fu fatta alla vigilia dei Giochi di Roma '60. Allora era una attività per pochi. Il 90% era maschile - sul milione e 230 mila persone di praticanti - con la caccia al primo posto seguita dal calcio. Nel 2016 sono 14 milioni e 800 mila le persone che praticano in modo continuativo e per il terzo anno consecutivo abbiamo un dato positivo relativo a chi pratica in modo continuativo pari al 25,1%. Nel periodo che va tra il 1995 e il 2016 si vede che tra le varie generazioni c'è un trend positivo che certifica il riconoscimento consapevole dell'importanza dello sport. Nell'ultimo anno la crescita è stata del 5% al nord e del 2,3% al sud. La scuola recita un ruolo importante, come il contesto familiare. Il 5,7% del tempo libero della popolazione fino a 24 anni è dedicato alla pratica sportiva, in media 2 ore e 13 minuti a settimana. L'organizzazione mondiale della sanità ritiene che l'inutilità fisica rappresenti il quarto fattore di rischio per la mortalità, sedentarietà e/o peso eccessivo riguarda il 52% di italiani e questo ci fa capire quanto ancora è necessario lavorare per migliorare. Alcune curiosità: siamo sotto la media europea per quanto riguarda il tempo dedicato all'attività fisico sportiva. In Europa si nota come il reddito ha un ruolo importante nel dedicare tempo e spazio alla pratica sportiva. Nel campo della sport ci sono circa 117 mila occupati, lo 0,5% del totale. Siamo al secondo posto nell'UE come Paese esportatore di prodotti sportivi dietro la Germania. Sarà importante investire nel monitoraggio di nuovi fenomeni legati allo sport e favorire, con varie misure di promozione, una attività regolare tra la popolazione per l’importanza che riveste questa tematica”.
La pratica sportiva in Italia sta incrementando, probabilmente, anche perché il messaggio che fare sport sia qualcosa di positivo e benefico per tutte le età viene quotidianamente veicolato, con sempre maggior frequenza. Tra il 2013 e il 2016 la pratica sportiva aumenta in tutte le fasce d’età. Gli incrementi superiori ai 5 punti percentuali si rilevano nelle fasce giovanili: 18-19 anni (+7,1 punti percentuali); 15-17 anni (+6,4); 6-10 anni (+5,8); 20-24 (+5) e in quella 60-64 anni (+5). Gli sportivi che praticano con continuità aumentano, sia tra le donne sia tra gli uomini, raggiungendo rispettivamente il 20,8% e il 29,7%, anche se permane il gap di genere.
Tra il 2013 e il 2016 migliorano tutte le statistiche per aree geografiche; in particolar modo è il Nord Ovest a trainare la crescita (+5,1 punti percentuali). In questo triennio si evidenzia anche la costante e continua, se pur contenuta, crescita delle regioni meridionali. Nel 2016 le prime tre regioni con una maggior concentrazione di praticanti sportivi con continuità sono, nell’ordine, Trentino Alto Adige (36,2%), Emilia Romagna (31,1%), Lombardia (30,5%), mentre Calabria (16,5%), Sicilia (16,5%) e Campania (13,9%) si collocano in coda alla graduatoria regionale. Da evidenziare nel 2016 anche il 39,2% di italiani che dichiara di non praticare alcuna attività fisica o sportiva nel proprio tempo libero, si tratta di oltre 23 milioni di persone che conducono una vita poco attiva. Rispetto al 2013 la percentuale di sedentari è scesa -2 punti percentuali, in valore assoluto gli inattivi sono circa 1 milione e 70 mila in meno. Negli ultimi anni la stabilizzazione del tasso di sedentarietà attorno al 39%, in un Paese che però continua progressivamente ad invecchiare (l’indice di vecchiaia passa da 151,4 nel 2013 a 161,4 nel 2016) si può considerare un buon risultato.